Caro dott. Poli,
ho letto il suo libro “Mamme che amano troppo”, l’ho trovato chiaro e concreto, ma soprattutto ritengo abbia messo il dito su una delle principali piaghe delle idee educative in voga oggi: cioè quello che i bambini vanno accontentati sempre, che bisogna evitar loro il dolore, il sacrificio, le conseguenze dei loro errori e le responsabilità in generale; che essi debbano solo divertirsi, fare quello che vogliono .
Questo nell’illusione che così crescano felici e forti; invece diventano deboli, capricciosi, pretenziosi, egoisti, sempre scontenti, un problema per sé e per gli altri. Un altro ritornello è che se proibiamo loro qualcosa verranno su dei frustrati.
Molte delle testimonianze comprese nel suo libro hanno di che lasciare senza parole. I racconti di figli che gridano alla mamma “crepa!” o “ti odio!” mi hanno lasciato allibito.
La non-educazione di oggi, al posto di far emergere dal bambino le sue qualità migliori, insegnargli la virtù, l’altruismo, l’amare, esalta fino al paradosso quelle tendenze che tutti abbiamo ereditato col peccato originale, ma che dobbiamo dominare: l’egoismo, l’egocentrismo, l’usare l’altro,l’avidità, la rabbia, l’odio, e tutte le peggiori passioni umane.
Il metodo educativo di oggi rende anche difficile nei ragazzi la fede in Dio, perché se lo immaginano come colui che esaudisce tutti i loro capricci. Siccome presto si accorgono che non fa così, allora ricusano di credere in Lui. Che tragedia!
Ieri mi trovavo con una coppia di amici che hanno una bambina di tre anni. Io dico “Andiamo a mangiare la pizza in quel posto” – “Sarebbe bello ma non si può, perché la bambina non vuole”. Allora ho detto a lui “Ma dai, la bambina te la prendi e te la porti dietro. Fine del problema.”. Mi ha ascoltato, la bambina ha cambiato presto idea, e le è anche piaciuto…
Quello che molti non riescono a capire è che viziare i bambini significa rovinarli .
Viziandoli non è che li si fa più felici, ma li si fa diventare dei tiranni, delle pappe molli, o entrambe le cose.
Ho letto che il dott. Benjamin Spock, quello di “i bambini vanno accontentati”, sia morto suicida lasciando scritto “ho rovinato due generazioni di americani”. Mi dispiace sinceramente per la sua sorte, ma che quella teoria (che però è più viva che mai) sia un tremendo errore è un dato di fatto.
Tempo fa avevo iniziato a dare lezioni di chitarra a un diciottenne che me l’aveva chiesto. Era molto interessato ad imparare a suonare, diceva, e sono sicuro che fosse sincero.
Nelle prime lezioni, quando io avevo iniziato a insegnargli le basi, mi disse che voleva imparare prestissimo a suonare come quelli del suo gruppo rock preferito. Io gli risposi che certamente ci sarebbe riuscito, se però avesse avuto un po’ di pazienza, di costanza e di buona volontà. Nonostante facesse progressi e dimostrasse attitudine, dopo poco abbandonò le lezioni perché costavano troppa fatica e ci sarebbe voluto troppo tempo per diventare bravo. Io gli dissi che senza un minimo di applicazione non avrebbe raggiunto niente di bello e soddisfacente nella vita; chissà se poi ha capito.
Ma di quanto i ragazzi di oggi siano fragili, arrendevoli, deboli, svogliati l’ho visto anche nelle lezioni private d’inglese che do. Non è colpa loro, sono stati educati così dagli adulti. Basta un ostacolo, la necessità di uno sforzo maggiore e subito dicono che non ce la fanno, gettano la spugna. Io ho solo 36 anni, ma quelli della mia generazione sono molto, molto diversi. Quand’ero ragazzo si sapeva stringere i denti e mettersi un po’ d’impegno; non tutti e non sempre, ma in generale molto di più. Senza contare che quand’ero bambino si giocava fuori casa con le bici, i carretti artigianali, e le capanne, e spesso si tornava a casa sporchi, sudati, magari col ginocchio sbucciato. E così si imparava anche a vivere. Oggi guai se il bambino si stanca, se si sporca, se suda…!
Del resto il Libro dei Proverbi è molto d’accordo col suo libro, dott. Poli. C’è anche scritto “coccola tuo figlio [nel senso di “vizialo”] e ti spaventerà”. Com’è vero!.
Sperando di non averla annoiata, le porgo cordiali saluti.
L’approccio maschile all’educazione